Chirurgia Vascolare
Cos'è la CHIVA?
CHIVA è l’acronimo francese di “Cure conservatrice et Hemodynamique de l’Insuffisance Veineuse en Ambulatoire": trattamento emodinamico, conservativo ambulatoriale o in bassa intensità giornaliera delle insufficienze venose (varici), ma attuabile in regime
di ricovero anche per le insufficienze venose delle vene profonde come nella sindrome postflebitica. Questo trattamento è stato proposto nel 1988 da Claude Franceschi, il qualesu espressa richiesta dell’allora chirurgo vascolare di Parigi Cormier, elaboròuna nuova fisiopatologica dell’insufficienza venosa coerente con i principi notidella fisica dei liquidi, poi sottoposta a numerose verifiche da studi eseguitisecondo le regole della medicina dell’evidenza che ne hanno sancito lavalidità.
Il prof Franceschi ha potuto svolgere il suo lavoro grazie all’esperienza Doppler ed ecocolordoppler avendo, alla fine degli anni 60, per primo scritto un manuale di diagnostica Doppler, spiegando il significato di onde di flusso e suoni. Franceschi inoltre scrisse anche il primo libro di ecocolordoppler avendo egli per primo applicato il Doppler all’ecografia. Il prof
Franceschi ha in pratica segnato la storia dell’angiologia attuale mettendo a disposizione di tutti gli operatori la metodica ecocolordoppler oggi giustamente considerata la prima metodica diagnostica vascolare non invasiva.
La strategia terapeutica CHIVA si basa sulla conoscenza della fisiopatologia del sistema venoso che attraverso il mantenimento di normali valori di pressione transmurale (PTM) qualsiasi la postura e l’attività in essere,
permette il corretto drenaggio dei tessuti, il precarico del cuore destro (indispensabile per la normale funzione della parte sinistra della pompa cardiaca) e la termoregolazione. Drenaggio dei tessuti, precarico cardiaco,
termoregolazione sono le tre azioni del sistema venoso e rappresentano la funzione venosa. Si ha un’insufficienza venosa quando il sistema venoso non riesce a garantire una o tutte le funzioni di sua competenza. Il denominatore
comune di ogni insufficienza venosa è un aumento della pressione transmurale o per difetti valvolari o delle pompe che esso utilizza o per aumento delle resistenze al ritorno del sangue al cuore di destra o per un crollo
delle resistenze al termine dell’albero arterioso come accade nelle fistole arterovenose o per effetto di farmaci. Scopo della diagnostica emodinamica ecocolordoppler è scoprire la causa dell’aumento della pressione transmurale
e scopo della strategia CHIVA è pianificare una terapia per normalizzare la pressione transmurale. Lo strumento attuativo della diagnostica emodinamica è l’ecocolordoppler secondo una rigida e codificata metodologia che
prevede l’uso di manovre emodinamiche precise e irrinunciabili. L’ecocolordoppler consente la preparazione della cartografia emodinamica. La strategia operativa correttiva è pianificata sulla base della cartografia. Ecco
allora gli scopi della chirurgia emodinamica conservativa CHIVA:
- conservare il capitale venoso, le safene, nella consapevolezza che esse possono rappresentare una fonte di protesi per eseguire un bypass periferico o cardiaco;
- preservare la funzione venosa.
Le varici non sono pertanto viste come la causa di malattia, bensì come la conseguenza di un disordine della circolazione del sangue che determina un incremento di pressione
in alcuni distretti venosi con reazione di adattamento delle vene che dilatano per potere accogliere la maggiore quantità di sangue che arriva loro. Il disordine emodinamico di cui si parla è essenzialmente un
malfunzionamento dell’apparato valvolare in alcuni punti strategici, dove le valvole dovrebbero garantire solo il flusso del sangue dalla superficie verso le vene profonde e da qui al cuore, con invece un’inversione della
direzione del flusso con reflussi di sangue da vene più profonde ad altre più superficiali con aumento della pressione di esercizio in queste ultime.
Presentata da Claude Franceschi nel 1988, oggi la strategia emodinamica
conservativa ha ricevuto l’avvallo di studi eseguiti secondo le regole della Medicina della Evidenza.
La strategia CHIVA ha ricevuto validazione scientifica rapportandosi alla sola elastocompressione nel trattamento delle ulcere venose in uno studio randomizzato condotto dal prof Zamboni e pubblicato sull’European Journal
of Vascular and Endovascular Surgery nel 2003 unico esempio di studio randomizzato di confronto di due visioni conservative ed emodinamiche di terapia delle ulcere da stasi. Infatti, l’elastocompressione è una terapia emodinamica
che riduce la pressione transmurale attraverso l’aumento della pressione tessutale esterna al vaso, così da controbilanciare gli aumenti intravasali di pressione.
Esistono anche studi randomizzati di confronto fra
CHIVA e stripping. Si tratta in questo caso di un confronto fra due differenti strategie terapeutiche una conservativa, la CHIVA, e una demolitiva, lo stripping, cioè l’asportazione di tutta o di un tratto di safena. In
sintesi si tratta di un confronto fra la visione emodinamicocentrica della terapia che vede nell’ottimizzazione della pressione transmurale il vero obiettivo da perseguire considerando il sistema recuperabile, e la visione
varicocentrica che non prevede cura del sistema varicoso se non la sua totale eliminazione.
Il primo studio RCT di Iborra pubblicato su angiologia nel 2000, di follow up limitato, senza selezione del tipo di shunt
eseguito su una popolazione di 100 pazienti, non evidenziava differenze a sei mesi fra CHIVA e stripping, dato questo che sarà confermato dai due studi RCT successivi che confermeranno che le differenze fra CHIVA e terapie
demolitive iniziano a manifestarsi dopo un anno dal trattamento con differenze di risultati che sono evidenti dal secondo anno dal trattamento.
Nello studio di Carandina, del gruppo di Zamboni, che ha pubblicato nel
2008 su European Journal of Vascular and Endovascular Surgery risultati a dieci anni di confronto CHIVA-Stripping su una popolazione di 124 pazienti si sono evidenziati gli stessi risultati fino a due anni, mentre dopo
l’andamento delle curve di recidiva dopo CHIVA e stripping si separava a favore della CHIVA che mostrava evidenti vantaggi nel tempo, con a cinque anni percentuale di recidiva del 18% nel gruppo CHIVA contro il 35% del
gruppo stripping.
Ultimo e più recente studio RCT è quello prodotto dalla scuola spagnola di Barcellona pubblicato da Oriol Pares nell’aprile del 2010 su Annals of Surgery. Si tratta di uno studio speciale sia per
la mole di lavoro svolto avendo gestito 500 pazienti per cinque anni con attuazione di oltre 8000 visite di controllo, come per la totale assenza di selezione dei pazienti, e per l’esistenza di un doppio braccio
di studio nel gruppo degli stripping e cioè se eseguiti con il solo marcaggio clinico o con anche il marcaggio ecodoppler.
Riassumendo da questi studi risulta che la CHIVA si è dimostrata la strategia più efficace
nel trattamento delle ulcere da stasi, con minore percentuale di recidive a tre anni rispetto alla sola elastocompressione, che la CHIVA presenta a cinque e dieci anni una percentuale sensibilmente inferiore di recidive
rispetto allo stripping, che la CHIVA consente una minore perdita di giornate lavorative dopo l’intervento con una percentuale inferiore di complicanze postoperatorie, e che non esistono differenze di risultati fra stripping
con marcaggio clinico e con marcaggio ecodoppler, e ovviamente che la CHIVA conserva il patrimonio safenico per eventuale bypass o uso vascolare. Vista l’importanza dei risultati prospettati dagli studi segnalati era doveroso
una rivisitazione globale della letteratura sull’argomento da parte di un ente indipendente assolutamente super partes : la Cochrane library.
Il lavoro della Cochrane iniziato a settembre 2010 è stato ultimato nel 2013 (revisione ulteriore nel 2015), con sostanziale ulteriore validazione della metodica:
CHIVA method for the treatment of chronic venous insufficiencySergi Bellmunt-Montoya1,*, Jose Maria Escribano2, Jaume Dilme1, Maria José Martinez-Zapata3Editorial_Group: Cochrane Peripheral Vascular Diseases GroupPublished Online: 3 JUL 2013Assessed as up-to-date: 22 DEC 2012DOI: 10.1002/14651858.CD009648.pub2
Seguono metanalisi che confrontano le varie metodiche e certificanoulteriormente il valore della strategia CHIVA (Liqin Guo, Rong Huang,Dunyong Zhao, Guilian Xu, Hui Liu, Jian Yang,Tao Guo. Long-term efficacyof different procedures for treatment of varicose veins. A network meta-analysis. Medicine 2019. 98:7).
Oggi si può asserire dai dati della letteratura che la CHIVA si è dimostrata superiore a qualsiasi terapia demolitiva (sclerosi, schiuma, laser, radiofrequenza, colla, vapore). Certamente occorre un’importante
curva di apprendimento per eseguire una corretta diagnostica necessaria per preparare una corretta cartografia e una corretta applicazione pratica chirurgica della strategia pianificata sulla cartografia.
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Cosa deve sapere il paziente?
1. La vena grande safena (GSV) quando normale ma anche in presenza di varici può essere utilizzata per trattare una malattia arteriosa coronarica o degli arti inferiori pericolosa per la vita. Infatti, la GSV nei pazienti varicosi
può essere eleggibile anche se refluente, come confermato dall'uso di GSV strippate in pazienti varicosi conservate a freddo e vendute come allotrapianto per by-pass arteriosi in altri pazienti, anche se non buono come
una vena autologa. La vena grande safena (GSV) raramente presenta delle dilatazioni sacciformi (gozzi) singoli o multipli, che al contrario normalmente interessano le collaterali della GSV in caso di varici perché la loro
istoarchitettura di parete e la situazione anatomica nella quale sonno inserite sono differenti. Anzi al contrario la GSV dopo avere lavorato a pressioni elevate superiori a quella fisiologica, come nelle insufficienze
venose, se l’ecografia mostra una parete regolare nella forma avrà una normale istoarchitettura di parete; anzi, il maggiore sviluppo della muscolatura della sua parete la renderà oltremodo idonea a eseguire il lavoro
richiesto se usata come bypass. (Delfrate R. Veins and Lymphatics. 2019, 8(1), https://doi.org/10.4081/vl.2019.8227)
Paradossalmente,
il più delle volte, al paziente non è data alcuna informazione sulla benignità della malattia varicosa, e sulla possibile futura necessità vitale della sua GSV come materiale utile per eseguire un eventuale by-pass arterioso
se necessario. Raramente è fornita al paziente notizia dell’esistenza nella terapia delle varici di un trattamento conservativo emodinamico (CHIVA) come di un trattamento conservativo ma non sempre emodinamico (ASVAL) alternativo
a quello demolitivo (stripping, laser, radiofrequenza, colla, schiuma, vapore). Raramente è fornita al paziente una corretta informazione sull’esistenza del trattamento emodinamico conservativo rappresentato dalle calze
elastiche a compressione graduata dicendogli che salvo casi particolari, la decisione di procedere a un trattamento cruento spetta a lui stesso: il trattamento operativo può essere fatto se da lui richiesto.
Diversi
studi confermano l’adeguatezza per un bypass anche delle safene insufficienti nell’ambito della malattia varicosa dopo valutazione ecografica che determini il diametro e la regolarità del profilo di parete*. Sono normalmente
proposti solo trattamenti demolitivi: chirurgico (stripping), chimico/termico, chimico/meccanico (colla, scleroterapia, schiuma, laser, radiofrequenza, vapore, moca) Ciò è contrario alla legge sul consenso informato, in
particolare nella possibilità della futura necessità vitale della GSV per un by-pass arterioso.
* Moritz A, Grabenwöger F, Raderer F, Ptakovsky H, Magometschnigg H, Ullrich R, Staudacher M. Use of varicose veins as arterial bypass grafts. Cardiovasc Surg. 1993 Oct;1(5):508-12
* Lofgren EP. In Bergan JJ, Yao JST AND (eds) AND Surgery of the veins 1985. 285-299
* Cohn JD1, Korver KF. Selection of saphenous vein conduit in varicose vein disease. Ann Thorac Surg. 2006 Apr;81(4):1269-74.
* Delfrate R. Thanks to the CHIVA strategy, may the histoarchitecture of great saphenous vein- sparing, make it suitable as graft for bypasses? Veins and Lymphatics. 2019, 8(1). https://doi.org/10.4081/vl.2019.8227
A- Bypass aortocoronarico: uso della safena interna e della arteria mammaria. 2 studi confermano che la tecnica del prelievo safenico no-touch migliora la sopravvivenza del bypass in vena con risultati
paragonabili alla arteria mammaria.
1-No touch technique of saphenous vein harvesting: Is great graft patency rate provided?
Papakonstantinou NA1, Baikoussis NG2, Goudevenos J3, Papadopoulos G4, Apostolakis E5J Thorac Cardiovasc Surg. 2015 Oct;150(4):880-8.
doi: 10.1016/j.jtcvs.2015.07.027. Epub 2015 Jul 15.
2-The no-touch saphenous vein for coronary artery bypass grafting maintains a patency, after 16 years, comparable to the left internal thoracic artery: A randomized
trial.Samano N1, Geijer H2, Liden M2, Fremes S3, Bodin L4, Souza D5. TRIAL REGISTRATION:ClinicalTrials.gov NCT01686100.Copyright © 2015 The American Association for Thoracic Surgery. Published by Elsevier Inc. All rights
reserved.
B-in caso di ischemia critica di arto la safena rappresenta la migliore protesi per il bypass. 2 Metanalisi dimostrano che la safena interna rimane la migliore protesi per un bypass di salvataggio agli
arti inferiori.
1-Meta-analysis of infrapopliteal angioplasty for chronic critical limb ischemia
Marcello Romiti, MD, a Maximiano Albers, MD, a Francisco Cardoso Brochado-Neto, MD,a
Anai Espinelli S. Durazzo, MD,b Carlos Alberto
Bragança Pereira, PhD,c and Nelson De Luccia, MD,b ( J Vasc Surg 2008;47:975-81.)
2-Meta-analysis of popliteal-to-distal vein bypass grafts for critical ischemia
Maximiano Albers, MD, PhD,a Marcello Romiti, MD, PhD,a Francisco Cardoso Brochado-Neto, MD, PhD,a
Nelson De Luccia, MD, PhD,a and Carlos
Alberto Bragança Pereira, PhD,b Santos and São Paulo,
São Paulo, Brazil ( J Vasc Surg 2006;43:498-503.)
C- la safena autologa rappresenta una protesi migliore rispetto alle safene conservate a freddo. Paradossalmente la safena incontinente è spesso definita inutilizzabile per un bypass, ma peraltro è acquisita da aziende per costruire protesi vascolari.
1 Ganichot F, Jurus C. Allogreffes veineuses conservées à 4°C dans les pontages sousinguinaux: résultats à long terme dans 170 cas. Ann Chir Vasc 2000 ;14 : 553-560
2 Streichenberger R, Barjoud H, Adeleine P, Larese A, Nemoz C, Chatelard P, Nedey C, Sabben. Allogreffes veineuses conservées à 4°C dans les pontages sousinguinaux: résultats à long terme dans 170 cas. Ann Chir Vasc 2000 ;14 : 553-560
3 Masmejan S, Deslarzes-Dubuis C, Petitprez S, Longchamp A, Haller C2, Saucy F, Corpataux JM, Déglise S. . Ten Year Experience of Using Cryopreserved Arterial Allografts for Distal Bypass in Critical Limb Ischaemia. Eur J Vasc Endovasc Surg. 2019 Jun;57(6):823-831
4 Ziza V, Canaud L, Gandet T, Molinari N, Alonso W, Chastan R, Branchereau P, Picard E. Outcomes of cold-stored venous
D- Spesso viene detto al paziente che la strategia CHIVA non garantisce adeguati risultati nel tempo. Questa affermazione non corrisponde al vero, cioè ai dati della letteratura scientifica, a patto che la cartografia e il trattamento sia effettuato da medici esperti che abbiano effettuato un percorso formativo rigoroso.
CHIVA vs Stripping e procedure endovascolari: minori recidive ed effetti collaterali
1-CHIVA method for the treatment of chronic venous insufficiency.Bellmunt-Montoya S1, Escribano JM, Dilme J, Martinez-Zapata MJ. Cochrane Database Syst Rev. 2015 Jun 29;(6):CD009648. doi: 10.1002/14651858.CD009648.pub3.” The CHIVA method reduces recurrence
of varicose veins and produces fewer side effects than vein stripping”
2-Hemodynamic classification and CHIVA treatment of varicose veins in lower extremities (VVLE)
Hua Wang1, Qianyi Chen1, Zhewei Fei1, Endong Zheng2, Zhanghui Yang2, Xiaowang Huang2. 1Department of Vascular Surgery,
Xinhua Hospital Affiliated to Shanghai Jiaotong University School of Medicine Chongming Branch, Chongming 202150, China; 2Department of General Surgery, Cangnan People’s Hospital, Wenzhou 325800, Zhejiang. Int J Clin
Exp Med 2016;9(2):2465-2471 www.ijcem.com /ISSN:1940-5901/IJCEM0016552
“Conclusioni: Il trattamento CHIVA ha un effetto curativo significativamente migliore rispetto
alla chirurgia tradizionale e alla terapia endovenosa nel trattamento delle vene varicose. Il trattamento CHIVA ha indotto meno danni, un recupero della salute più rapido, un elevato fattore di sicurezza e minori complicazioni.
Pertanto, il trattamento con CHIVA può essere ampiamente utilizzato nella terapia rispetto alle altre operazioni mininvasive generali.
E-Il livello delle citochine infiammatorie è sensibilmente ridotto dopo correzione CHIVA rispetto ai valori preoperatori
Modulation of Circulating Cytokine-Chemokine Profile in Patients Affected by Chronic Venous Insufficiency Undergoing
Surgical Hemodynamic Correction.Veronica Tisato,1 Giorgio Zauli,2 Sergio Gianesini,1,3 EricaMenegatti,1,3
Laura Brunelli,1
RobertoManfredini,4 Paolo Zamboni,1,3 and Paola Secchiero1 Journal of Immunology Research Volume 2014, Article ID 473765, 10 pages http://dx.doi.org/10.1155/2014/473765
F- I conflitti di interesse:
The Endovenous Literature: A Perfect Storm of Limited Effectiveness Data, Rapid Technological Evolution and Potential Conflict of Interest David C. Bosanquet, Christopher P. Twine Eur J Vasc Endovasc Surg (2017) 54 , 771 .
DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.ejvs.2017.09.009
“La letteratura a sostegno della rivoluzione endovenosa ha lasciato i
medici e gli organismi incaricati delle indicazioni cliniche in una posizione difficile. Ci sono molti studi randomizzati di dubbia potenza che confrontano endpoint eterogenei di valore clinico limitato, per una condizione
in cui l'obiettivo predominante del trattamento, il miglioramento della qualità della vita (QoL), è stato trascurato per troppo tempo. Esiste un'ampia selezione di opzioni di trattamento di costi variabili che vengono
costantemente aggiornate. Infine, può verificarsi un potenziale conflitto di interessi perché il trattamento endovenoso può essere redditizio sia per le aziende produttrici di dispositivi che per il medico”
G-Trattamento mini-invasivo non significa sicuro
1- Morbidity and mortality after thermal venous ablations. Malgor RD1, Gasparis AP, Labropoulos N. Int Angiol. 2016 Feb;35(1):57-61. Epub 2015 Feb 12
“il trattamento endovenoso laser (EVA) ha ottenuto un'elevata
accettazione in tutto il mondo ma i rischi tendono ad essere trascurati. Nonostante un tasso di complicanze molto basso, è stata segnalata la mortalità. Le complicazioni riscontrate nel registro di raccolta dati MAUDE
rappresentano solo una frazione poiché la maggior parte dei professionisti non è a conoscenza di questo database. Sono necessarie ulteriori indagini da parte di un ampio registro nazionale per definire meglio la reale
entità delle complicanze dell'EVA ”.
2- Assessment of thrombotic adverse events and treatment patterns associated with varicose vein treatment. Thomas F O'Donnell, Michael
EaddyMichael,
Aditya Raju, Kimberly Boswell,
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There were 985,632 unique subjects diagnosed with varicose veins; of them, a total of 131,887
subjects met all of the study criteria: 63,033 (47.8%) having multiple therapies; 22,980 (17.4%) having laser ablation; 21,637 (16.4%) having radiofrequency ablation; 12,708 (9.6%) having sclerotherapy; and 11,529 (8.7%)
having surgery.
“Le complicanze trombotiche associate ai trattamenti invasivi delle vene varicose nell'ambiente reale possono essere maggiori di quanto riportato negli studi clinici, in particolare per quanto riguarda
la trombosi venosa profonda (TVP) dopo terapia di ablazione termica endovenosa (laser o radiofrequenza). Una migliore comprensione di questi modelli di eventi avversi può avere un impatto sulle nuove strategie per gestire
in modo sicuro ed efficace i pazienti con vene varicose.
- La terapia in caso di varici (malattia benigna) deve essere progettata nella consapevolezza che il sistema venoso serve per il drenaggio dei tessuti, il precarico del cuore destro e la termoregolazione e pertanto la conservazione
della sua integrità ed efficienza è importante;
- L’investigazione del sistema venoso mediante ecocolordoppler deve essere accurata sia per le vene superficiali come per le profondeTale indagine deve essere eseguita preferibilmente dallo stesso medico operatore che andrà a eseguire la correzione o comunque da un medico integrato nell’equipe con necessario coinvolgimento del chirurgo esecutore della correzione, e comunque da operatore esperto nella valutazione emodinamica del sistema venoso;
- l’intervento viene eseguito in anestesia locale, con sedazione breve se necessario, con monitoraggio anestesiologico costante, con piccoli accessi chirurgici con dimissione in giornata e rapida ripresa delle attività personali.
- una volta riportati alla normalità i valori di pressione nelle vene, esse tendono a sgonfiarsi, in modo proporzionale alla loro capacità elastica residua e alla qualità elastica dei tessuti che le circondano, ritornando
a calibri prossimi alla norma. Tale processo a volte richiede alcuni mesi di pazienza: tempo di guarigione. Immediatamente dopo la correzione il paziente deve osservare le sue varici dopo alcuni passi per dare modo
alle pompe di svuotarle, e non quando fermo in piedi, cioè a pompe inattive. Se fermo in piedi vedrà le vene gonfiarsi dalla caviglia per effetto della inattività delle pompe muscolari. Prima della correzione, in uno
shunt chiuso, camminando le vene si gonfiano, dopo la correzione si sgonfiano. Dopo 4-6 mesi eventuali inestetismi per persistenza di vasi ancora dilatati, dopo nuovo controllo mediante mappaggio emodinamico necessario
per escludere la persistenza punti di fuga residui, possono essere eseguite sedute ambulatoriali di scleroterapia mirate non sulla safena ma sulle sue collaterali.
- la terapia emodinamica ha ricevuto la certificazione di studi secondo le regole della Medicina della Evidenza. Tali studi assegnano alla chirurgia emodinamica una percentuale di recidiva a cinque anni inferiore rispetto
alla chirurgia di stripping, pur essendo comunque presenti con una percentuale prossima al 20% a cinque anni, con recidive doppie in caso di stripping.
- Il flusso nelle safene conservate è presente pur se a direzione opposta, e tale condizione non configura un’inefficacia della terapia.
- A volte è necessario attuare una strategia in due tempi chirurgici separati o, qualora esistano molti punti di fuga da trattare, è opportuno pianificare un percorso terapeutico in differenti accessi.
- In alcuni casi per eseguire il trattamento in un unico tempo chirurgico occorre forzare il sistema con una manovra definita “devalvulazione” che può essere seguita da una trombosi safenica benigna, non pericolosa per embolia,
con riassorbimento del trombo e ricanalizzazione spontanea del vaso che avviene in 3-4 mesi in oltre il 90% dei casi.
- Nel primo mese dopo a una correzione può insorgere una flebite safenica benigna da adattamento, indipendentemente dall’esecuzione di una devalvulazione;
- I controlli nel tempo richiedono competenza emodinamica e pertanto devono essere eseguiti preferibilmente da medici della stessa equipe che ha eseguito l’intervento o comunque da professionisti di comprovata esperienza
in campo emodinamico.